Oggi ci ha lasciati Antonio De Nardi,  prezioso testimone che per oltre un ventennio ha accompagnato gli studenti nei viaggi della Memoria e ha raccontato le vicende della Deportazione nelle scuole. Nato a Brugnera (PN) il 5 dicembre 1924, antifascista, venne catturato dai tedeschi il 30 novembre 1944, venne incarcerato a Udine il 5 dicembre e deportato a Dachau, dove giunse l’11 dicembre. Gli venne attribuito il numero 135489. In occasione del suo ultimo viaggio della Memoria, pronuncio’ alla manifestazione di Mauthausen, un discorso importante ed attuale.  A lui sono legata da quell’affetto che sempre ho trovato nei deportati con i quali ho condiviso le attività di trasmissione della memoria. Un legame rafforzato dall’esperienza di un viaggio insieme ad Auschwitz e dalla condivisione di momenti personali difficili ma anche di piccoli segreti, come quando lo accompagnai ad incontrare gli studenti di un  liceo di Trieste per poi scoprire,  solo al ritorno, che alla famiglia aveva detto che saremmo andati a Porcia. Rimane il rammarico di non aver saputo trovare il tempo per un’ultima chiacchierata, un ultimo affettuoso abbraccio.   Ciao Toni, buon viaggio.

Patrizia Del Col

Presidente

Antonio De Nardi – Mauthausen, maggio 2014

Cari amici, cari ragazzi, cari studenti, dall’alto della mia età avanzata intendo rivolgermi soprattutto a voi giovani. Oggi celebriamo il sessantanovesimo anniversario della Liberazione del campo di Mauthausen, avvenuta il 5 maggio 1945, precedendo di 3 giorni la fine della seconda guerra mondiale. In questo campo, aperto l’8 agosto 1938, come in centinaia di altri campi creati in Europa dal potere nazista con la complicità dei governi e dei partiti di ispirazione fascista, vennero perpetratela violenza e la barbarie allo scopo di annientare gli oppositori politici anche attraverso il lavoro in condizioni disumane, tali da distruggerne la dignità e la vita. In questo luogo di sofferenza, di tortura e di morte passarono circa200 mila persone, 200mila schiavi, di cui circa 8mila di nazionalità italiana, la cui unica colpa fu quella di aver saputo dire di NO al regime nazi-fascista e avere aspirato alla realizzazione di una Europa libera e democratica. La mortalità fu del 60 per cento. Una grande parte dei deportati erano giovani sui venti anni – lo potete constatare dalle lapidi commemorative poste sul retro del monumento – ragazzi che non avevano ancora messo le radici e che diventarono uomini attraverso la lotta di Resistenza e la Deportazione. Sappiate ragazzi che la libertà di cui oggi godete non è caduta dal cielo come la pioggia o la neve ma è il frutto di una dura lotta che ha comportato migliaia di morti, nelle città, sulle montagne, nei campi di concentramento e di sterminio. E’ importante dunque che le giovani generazioni quali voi siete conoscano queste atrocità affinché tutti si rendano conto e non dimentichino che cosa diviene l’uomo quando perde la sua dignità, il rispetto verso gli altri, e i suoi valori morali fino a trasformarsi in aguzzino e carnefice. Ancor oggi molti individui o popoli ritengono chi è straniero un nemico: basta una piccola differenza che si manifesti nell’aspetto fisico, nella lingua, nel dialetto, nella religione o nelle usanze, per guardare gli altri con sospetto, diffidenza e persino odio. La storia degli ultimi settant’anni è contrassegnata dalla violenza. Si pensi a che cosa accadde negli anni ’90 nella penisola balcanica a pochi passi da casa nostra, nel corso della guerra civile: stragi, deportazioni, uccisioni di massa con fosse comuni, violenze e stupri, pulizia etnica. Purtroppo ancora oggi assistiamo indifferenti a manifestazioni di intolleranza e di violenza nei confronti di chi è considerato diverso: ne è piena la cronaca quotidiana.
In molti stati europei si stanno sviluppando movimenti ispirati all’ideologia nazista che propugnano in particolare le rivendicazioni di nazionalismi esasperati e l’antisemitismo, riportandoci alla mente i fatti storici che precedettero la seconda guerra mondiale e condussero allo sterminio pianificato nei confronti della popolazione di religione ebraica, dei cosiddetti “diversi” e della opposizione politica. Ma perché le cose non abbiano a ripetersi occorre l’impegno di tutti ad essere cittadini attivi e solidali, a combattere l’indifferenza, sempre pronti a servire e a dare sostegno agli altri, senza nulla chiedere e pretendere.
Vedere che tanti giovani partecipano a questa cerimonia mi riempie di gioia e mi rende fiducioso: è per voi che quelli della mia generazione hanno voluto e saputo dire NO. Io spero che l’esperienza fatta con la visita ai campi di sterminio provochi l’effetto di un sasso nello stagno e dia vita a “increspature di speranza”. Sappiate coltivare i sogni e le speranze. Sappiate costruire una società più giusta di quella che le generazioni che vi hanno preceduto vi lasceranno. Sappiate essere saldi nei principi e forti d’animo.Sappiate resistere. Resistere per superare le avversità e le prove, resistere alle tentazioni e alle lusinghe, a quanto rende deboli. Sappiate distinguere tra falsi idoli e i veri valori: i valori della famiglia, dell’amicizia, della lealtà e della probità, dell’apertura al prossimo, della concordia, della solidarietà e della pace. Sappiate essere costruttori di un futuro di pace. Gloria ai nostri caduti, evviva la democrazia, evviva la libertà, evviva la pace.

Antonio De Nardi
Mauthausen, maggio 2014

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